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mercoledì 18 giugno 2014

Genova ai primi posti per la microcriminalità

Una città, mille problemi. Genova è ai primi posti per il numero dei reati legati alla microcriminalità, quelli che più pesano sulla percezione della sicurezza da parte dei cittadini. Ogni delegazione ha la propria “piaga” con cui fare i conti. Ci sono quartieri dove l’unica criticità è rappresentata dai furti in casa (Quarto, Quinto, Nervi) ed altri dove prevalgono gli scippi e le rapine (Centro storico).

Ed altri ancora dove si vive ogni giorno a contatto con spacciatori e ricettatori (Valpolcevera). O con gang di bulli, sfruttatori e balordi rissaioli (Sampierdarena). Ogni territorio ha la sua specificità, sotto il profilo criminale. E l’immagine complessiva non è proprio edificante. La cartolina di benvenuto del capoluogo ligure, purtroppo, assomiglia sempre più alla locandina di un tragico e violento film “noir”.

Nel tempo sono state adottate diverse strategie di azione per contrastare l’escalation dei reati della mala di piccolo calibro, come l’impiego dei militari dell’esercito nei servizi di controllo sulle strade, cavallo di battaglia all’epoca del patto per la sicurezza. Ma siamo ancora lontani dall’aver invertito la tendenza (tutta negativa), come dimostrano le statistiche fornite dal ministero degli Interni, che di fatto registrano una sostanziale continuità dei dati nel corso degli ultimi anni.

Ne sanno qualcosa i 200 mila genovesi che l’anno scorso si sono rivolti direttamente alla centrale operativa della questura, telefonando al 113. Non è un numero piccolo, visto che sotto la Lanterna abitano circa 600 mila persone: uno su tre, per un motivo o per l’altro, si è sentito in pericolo o è stato testimone di un fatto più o meno grave. Uno scippo, una rapina, un furto, una rissa, un giro di spaccio sotto casa.

Per i poliziotti non è facile rispondere a questa enorme richiesta di aiuto (e attenzione). Gli organici sono quelli che sono. Ma è anche vero che da alcuni mesi, prima con il questore Massimo Maria Mazza e poi ancora di più con l’attuale numero uno Vincenzo Montemagno, è in corso un’operazione strategica che ha pochi precedenti nella storia di questa città: raccogliere il più grande numero di segnalazioni da parte della cittadinanza per dare un senso a quella che, spesso e volentieri, sembra essere solo un’espressione priva di sostanza, sbandierata dalle istituzioni quando le cose non vanno molto bene: la polizia di prossimità.

Il metodo è uno soltanto: avviare un canale diretto tra questura e città, tra agenti e associazioni, privati cittadini, rappresentanti politici sui territori. Il risultato ha preso le forme plastiche di un libro che contiene decine e decine di “punti sensibili” da passare al setaccio in modo costante e sistematico. Lo hanno redatto i funzionari dell’ufficio di prevenzione generale della questura, quelli che ogni giorno sono in prima linea a gestire le emergenze, sulla base della loro esperienza investigativa e soprattutto delle segnalazioni che il questore, tramite la mediazione dei commissariati, ha ricevuto dai Municipi, dai singoli cittadini o dalle associazioni.

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