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mercoledì 17 giugno 2015

PORTO - Terminal Container, crisi a Taranto. 540 lavoratori costretti a casa.

Taranto - Tct in liquidazione, 540 lavoratori in ferie forzate senza ammortizzatori. Attesa per l’incontro a Palazzo Chigi sul futuro del porto.

 «Dal vertice di domani pomeriggio a Palazzo Chigi sulla crisi di Taranto container terminal ci aspettiamo una prima risposta importante. Pensiamo che il governo, avendo già certezza che la società sarebbe stata messa in liquidazione dagli azionisti, si sia già mosso per cercare nuovi operatori». Così Daniela Fumarola, segretario provinciale Cisl Taranto, sintetizza le aspettative delle organizzazioni confederali alla vigilia del nuovo incontro convocato per le 16 di domani dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti, presenti i ministeri delle Infrastrutture e trasporti, del Lavoro e dello Sviluppo economico insieme ai sindacati, al Comune e all’Autorità portuale di Taranto. «Certo - prosegue Fumarola -, non ci aspettiamo che il Governo faccia il nome del nuovo operatore, perché indubbiamente non lo si individua in pochi giorni, ma quantomeno che ci sia presentato un percorso. Auspichiamo quindi che il Governo sia chiaro nel delineare cosa da ora in poi farà per rimettere in attività il terminal di Taranto dopo l’abbandono di Tct».



E probabilmente domani potrebbero conoscersi anche i nomi dei liquidatori incaricati dagli azionisti di Taranto container terminal di chiudere la società che dal 2001 ad oggi ha avuto in concessione l’infrastruttura portuale. A quanto si apprende, i liquidatori di Tct sarebbero tre di uno studio professionale italiano e sarebbero già all’opera per le prime procedure connesse alla liquidazione della società. «Penso - dichiara il presidente dell’Autorità portuale di Taranto, Sergio Prete - che la concessione del terminal container, una volta definitivamente ritirata a Tct, dovrà essere messa a gara di evidenza pubblica. Cioè si lancerà un bando con cui gli operatori interessati saranno invitati a candidarsi. Nel caso in cui ci fosse già una candidatura, anche questa dovrebbe essere sottoposta ad evidenza pubblica. D’altra parte fu così già per Evergreen molti anni fa, quando decise di investire nel porto di Taranto». Per il presidente Prete, che è anche commissario per i lavori infrastrutturali nell’area portuale, questo passaggio «non ci sarebbe qualora fosse la stessa società Tct a definire il subentro di un nuovo soggetto imprenditoriale al suo posto, ma in questo caso non mi pare che vi siano le condizioni».

Attesa dunque per il confronto a Palazzo Chigi, il terzo che convoca De Vincenti da quando è stato nominato sottosegretario alla presidenza del Consiglio. E prima di lui era stato l’ex sottosegretario Graziano Delrio, oggi ministro dei Trasporti, a presiedere altre due riunioni su Tct a fine ottobre 2014 e a metà marzo 2015. Da allora ad oggi il Governo ha cercato di ridurre le distanze tra la società terminalista e l’Autorità portuale in merito al cronoprogramma dei lavori di adeguamento dell’infrastruttura di Taranto. Ma la mediazione alla fine si è rivelata vana. Tct, infatti, ha sempre contestato all’Authority l’enorme ritardo con cui opere previste da anni, siano state cantierizzate, e l’Authority, a sua volta, ha replicato che sino al 2012 di queste opere non esisteva alcun progetto, per cui si è dovuti partire praticamente da zero. A ciò si aggiungono gli ulteriori slittamenti determinatisi a seguito dei ricorsi presentati al Tar e al Consiglio di Stato da imprese interessate alle opere della banchina e al dragaggio dei fondali.

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