Sara Belmessieri era partita lo scorso 15 marzo dal porto di Savona insieme a un’amica. Doveva essere un viaggio di riposo per pensare al futuro. Lo aveva aspettato tanto. L’incubo nel quale è precipitata a Tunisi, invece, non lo poteva immaginare. «Siamo partiti ora per Tunisi, lì i telefonini non funzioneranno, ci sentiamo quando ripartiamo», aveva detto la giovane ai genitori. Una telefonata effettuata martedì sera. Di lei si erano perse le tracce ieri mattina, subito dopo la notizia dell’attacco terroristico al parlamento tunisino e al Museo del Bardo.
«Ero tra gli ostaggi, sentivamo sparare, gridare. Eravamo in tanti...», racconta la ragazza. Non ha avuto il tempo, ieri, in quella brevissima telefonata, di raccontare quanto visto, quello che è successo. «Eravamo tutti vicini, io mi sono sentita male ma, fortunatamente, avevo con me alcune medicine. Non si può spiegare quello che è successo, pensavo di non tornare più».
Il Secolo XIX
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