Non è intervenuto. È rimasto lì impalato, come pietrificato, a osservare la zuffa che veniva ripresa da una telecamera. Spunta un coltello. Roberto Bruzzese, 43 anni, comincia a colpire i parenti. Il vigile, agente di pubblica sicurezza, chiamato a redimere la controversia per una questione di confini, allunga un braccio, accenna un timido tentativo di fermarlo, poi si fa da parte.
Gli cade il casco, raccoglie la radio per terra e rimane a distanza, mentre davanti ai suoi occhi l’assassino trafigge con una lama di 10 centimetri due donne, un ragazzino di 17 anni e uccide Francesco Larosa. È al vaglio del pm Alberto Landolfi la posizione del vigile urbano della sezione di Pontedecimo davanti al quale è avvenuto l’omicidio del parrucchiere di Pegli al culmine di una lite familiare. Forse non serviva rischiare la vita, ma forse se avesse almeno estratto la pistola e sparato un colpo in aria, il massacro di via Tecci non sarebbe avvenuto.
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