L'uso del drogometro (meglio chiamarlo drug test) sembra ormai ufficiale dopo diverse sperimentazioni e una nuova tornata di controlli è partiti in questi giorni al casello di Firenze Sud. Il maxi posto di blocco Polstrada è servito per fare controlli a campione sugli automobilisti.
È il primo esperimento in provincia di Firenze e segue iniziative simili già avviate nei mesi scorsi in altre zone della Toscana. Le pattuglie prevedono anche un medico della Polizia, che materialmente esegue il test, assistito da agenti in divisa; a Firenze Sud sono stati impiegati anche cani anti droga. Il drogometro è già stato sperimentato in varie province italiane e, rispetto ai test antidroga si vecchio tipo, ha la novità che l'esito degli esami è immediato, come nel caso dell'alcol test. Questa circostanza permette di bypassare un fianco scoperto dei test precedenti, i cui esiti arrivavano dopo diversi giorni perché campione doveva andare in laboratorio. Questa circostanza ha reso impugnabili molte denunce per guida in stato alterato (c'era ambiguità anche sulle sanzioni da infliggere nel caso di rifiuto del test): dato che gli stupefacenti restano nell'organismo per alcuni giorni, non si poteva provare lo stato alterato al momento di un incidente o della guida.
Con l'arrivo dell'Alere DDS2 (è questo il nome dell'apparecchio analizzatore) le procedure cambiano molto: si può dire quindi addio al trasporto del conducente al Pronto soccorso, con le attese relative all'esito dell'esame e al referto del medico che attesti lo stato di alterazione. Ora si effettuerà una prima visita già sul posto e nel caso il guidatore risulti positivo al test, gli verrà immediatamente ritirata la patente per 10 giorni. Il drug test su strada permette di capire se chi guida ha assunto una di queste sostanze: cocaina, oppiacei, cannabinoidi (hashish e marijuana), anfetamine e metanfetamine. Questo primo esame si effettua, come detto, prelevando della saliva con un tampone: se l'esito è positivo si passa ad un più preciso kit diagnostico (agisce sempre sulla saliva). Il tampone viene poi inviato al servizio di tossicologia forense della direzione centrale della Sanità: qui i tecnici stabiliranno la contestualità dell'assunzione, ossia se l'automobilista fosse sotto l'effetto di sostanze stupefacenti mentre guidava, e la quantità esatta delle sostanze stesse.
Questa procedura serve ad evitare il più possibile che le denunce di un conducente ex art. 187 CDS si tramutino in carta straccia proprio per la macchinosità della procedura (leggi del vuoto enorme che ha il CDS al riguardo). Le cose si erano messe in movimento già da qualche mese, quando erano stati decisi più controlli su strada, anche sulla spinta del fatto che le cose erano complicate dall'entrata in vigore del reato di omicidio stradale. Ricordiamo come le verifiche fossero iniziate nel giugno 2015 e avessero interessato 35 province, con 260 posti di controllo che hanno effettuato test su 930 automobilisti. 268 di essi sono risultati positivi ad almeno una sostanza stupefacente, risultato che è stato confermato nell'80% dei casi. Questi dati sono comunicati in modo "spot" ma in altri Paesi, come la Spagna, il flusso dei dati è settimanale. Un'altra criticità italiana è la mancanza di limiti fissati per legge, a differenza di quanto si è fatto da tempo per l'alcool. I valori di cut-off, ossia quelli al di sopra dei quali il test dà risultato positivo, sono pre-impostati dall'azienda produttrice Alere: va bene che è esperta (fornisce il misuratore alle forze di Polizia di dieci Paesi) ma dei limiti fissati per legge darebbero ancor più autorevolezza ai test.
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