Il “Motu proprio” non riforma il canone 193 del Codice di Diritto Canonico che già contempla la possibilità della rimozione ma prevede una procedura molto semplice e rapida per applicarlo nei casi di negligenza. In merito, il portavoce del Papa, padre Federico Lombardi, ha anche precisato che in quanto si applica una legge vigente «non si pone questione di retroattività o meno». «D’ora in poi - ha scandito - la procedura per l’applicazione del canone 193 è quella stabilita dal motu proprio pubblicato oggi.
Il Pontefice, come riferisce Radio Vaticana, stabilisce che, tra le “cause gravi” che il Diritto Canonico già prevede per la rimozione dall’ufficio ecclesiastico (di vescovi, eparchi o superiori maggiori), va compresa anche la negligenza rispetto ai casi di abusi sessuali. Nel testo, composto di 5 articoli, si prevede che, qualora gli indizi appaiano seri, la competente Congregazione della Curia può iniziare un’indagine che può concludersi con il decreto di rimozione. La decisione deve comunque sempre essere sottomessa all’approvazione del Pontefice.
«Il compito di protezione e di cura spetta alla Chiesa tutta, ma è specialmente attraverso i suoi Pastori che esso deve essere esercitato», scrive papa Francesco nel Motu Proprio con il quale rafforza la protezione dei minori, sottolineando la responsabilità dei Vescovi diocesani - degli Eparchi così come dei Superiori Maggiori di Istituti Religiosi e delle Società di vita apostolica di diritto pontificio - ad «impiegare una particolare diligenza nel proteggere coloro che sono i più deboli tra le persone loro affidate».
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