La prima era il recupero di una parte dei fondi previsti dall’articolo 15 bis per la formazione dei lavoratori delle compagnie portuali. La dotazione per il 2014 non era stata utilizzata completamente e la Culmv ha chiesto una deroga per poter accedere a una parte dei finanziamenti non riscossi pari a 828 mila euro. Sarebbero più che sufficienti per coprire le esigenze di bilancio, ma la pratica è ferma in Autorità portuale e difficilmente si smuoverà in questo periodo di commissariamento dell’ente. «Tutto - conferma Benvenuti - è fermo, in Autorità portuale non c’è una procedura in corso e ormai è troppo tardi per far rientrare questi soldi nel bilancio che presenteremo il 23 giugno».
La seconda opzione è che a tirare fuori i soldi siano i terminalisti. La Compagnia spiega che nel 2015 la tariffa concordata era sotto al tetto massimo di riferimento. Con un ritocco che rimanga comunque sotto al tetto stabilito dal Comitato portuale si arriverebbe alla cifra mancante. «Il concetto - afferma Benvenuti - è stato recepito. Aspettiamo che ci venga comunicata la ripartizione fra i singoli terminal per mandare le fatture pro quota». Si tratta di un passaggio decisivo che i lavoratori della compagnia portuale attendono entro la fine di questa settimana.
Il traffico di container nel porto di Genova sta crescendo di anno in anno, grazie anche alle nuove rotte che le compagnie marittime hanno disegnato dopo l’entrata in servizio di navi più grandi. Questo però non ha impedito che la Compagnia vivesse una periodo di sofferenza, che per tre anni ha fatto slittare di due mesi l’assemblea di bilancio, a giugno invece che ad aprile. Lo scorso anno le Compagnie di Genova e Savona hanno presentato una proposta di riforma che rivedesse anche l’organizzazione del lavoro. Per il momento, però a livello nazionale di lavoro non si è ancora parlato.
0 commenti:
Posta un commento