Ancora una famiglia, mamma, papà e figlia, ricoverata per avvelenamento da funghi. Com’era successo a un altro nucleo familiare lo scorso 16 settembre. Ma in meno di un mese, le persone avvelenate o intossicate sono almeno una ventina. Le prime avvisaglie dell’emergenza si sono registrate il mese scorso, con una famiglia di Castelletto ricoverata d’urgenza per aver mangiato Amanita phalloides, sempre pericolosissimo e talvolta letale. E da lì in avanti è stata un’escalation.
L’ultimo caso si è registrato mercoledì. Angelo e Maria, 55 e 50 anni, raccolgono funghi nell’entroterra di Ponente. A casa li cucinano e li mangia anche la figlia, che ha 19 anni. Alle prime luci di giovedì, tutti e tre si sentono male e decidono di raggiungere il pronto soccorso dell’ospedale Galliera. È lì che scoprono di essere rimasti avvelenati. Un sospetto confermato proprio dall’intervento di uno specialista dell’ispettorato micologico della Asl 3. I numeri delle ultime tre settimane fanno preoccupare: tredici i casi di avvelenamento al Galliera dal 17 settembre scorso, ai quali si aggiungono 2 casi al Villa Scassi e 5 al San Martino.
«I funghi sono un nutrimento povero che impegna però a lungo la digestione - spiega Paolo Cremonesi, primario del pronto soccorso del Galliera - Proprio per questo si consiglia di mangiarne pochi. Ma è importantissimo essere sicuri di ciò che si cucina. Spesso chi raccoglie funghi non ha la conoscenza necessaria per escludere rischi: è attivo un servizio di micologia della Asl 3 in via Archimede, a San Fruttuoso e uno alla Fiumara. Lì, un esperto, può controllare ciò che si è raccolto nei boschi e scongiurare rischi».
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lunedì 12 ottobre 2015
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