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martedì 26 aprile 2016

PEGLI - Il killer già condannato a 19 anni per omicidio ora invoca la legittima difesa

Già condannato per omicidio nel 1980, condannato a 19 anni di reclusione, ne aveva scontati solo 11 e ieri sera ha ucciso di nuovo, con una Beretta 7,65 con la matricola abrasa. Salvatore Maio, nato a Rizziconi, in provincia di Reggio Calabria, ma da tempo residente a Genova, 62 anni, ieri sera ha stroncato due vite. Lo avrebbe fatto con premeditazione per un apprezzamento non gradito pronunciato da un giovane di 27 anni nei confronti di una delle due giovani donne con le quali ieri sera era entrato nel bar tabacchi “Risveglio 77”, in via Pegli. Per quello alle 20,30 aveva litigato con Walter Lamberti, 27 anni, che nel locale era in compagnia del padre Adriano.I due arrivano alle mani, ma tutto sembra terminare in quell’accenno di rissa. 

Dopo il diverbio Maio esce, va a prendere l’auto della moglie (una Seat grigia) torna al Risveglio e affronta i due Lamberti spianando l’arma. Adriano capisce – questione di secondi – e si mette tra la canna della pistola e il figlio. Cerca di difenderlo e muore prima di lui trapassato da due o tre colpi all’addome e al petto. Ma per Maio non è abbastanza. Si volta e spara anche a Walter che, ferito all’addome, riesce a percorrere qualche metro prima di accasciarsi davanti a un negozio. Maio spara per uccidere, a distanza ravvicinata, in preda a una furia cieca. Quando le ambulanze del 118 arrivano, chiamate dalle molte persone che hanno assistito alla scena, i soccorritori capiscono subito che per Adriano non c’è niente da fare: ha sacrificato la sua vita per tentare di salvare quella del figlio. Per Walter comincia la corsa dell’ambulanza verso il pronto soccorso dell’ospedale Villa Scassi di Sampierdarena, ma è inutile, perché il giovane uomo muore poco dopo a causa delle gravi ferite.Tanta la gente che ha assistito al fatto. Racconta alla polizia quanto è successo, indica l’auto. Pare che sul posto arrivino anche i parenti delle due vittime. Alla fine bisogna chiudere la strada, sia per i rilevamenti del caso sia per evitare che la massa di gente accorsa a vedere cosa stesse accadendo corresse pericoli. La squadra mobile della questura, coordinata da Annino Gargano, si mette alla ricerca dell’assassino che è fuggito a piedi dopo aver abbandonato la pistola nel posto dove ha sparato deciso a uccidere chi pensava gli avesse mancato di rispetto. 

È un uomo di bassa statura, vestito di scuro. I poliziotti non ci mettono molto a trovarlo a casa del figlio. Sono le 23,30. Interrogato dalla pm Patrizia Ciccarese, Maio ammette subito di essere il colpevole. La sua fedina penale racconta il resto: oltre a “omicidio continuato” anche traffico di droga e porto abusivo di armi. Se la ricostruzione è corretta, il fatto di essere andato a prendere l’auto della moglie (e, probabilmente la pistola) gli frutterebbe l’aggravante per premeditazione alla quale si aggiungerebbe quella per i futili motivi che lo hanno spinto a uccidere. Tutto è semplice, chiaro nella sua tragica assurdità. L’unica cosa che resta da capire è quanti anni di galera Maio dovrà scontare questa volta, quale sarà il prezzo da pagare per aver stroncato due vite per un complimento di troppo. E invece no, perché Maio invoca la legittima difesa.L’assassino, al magistrato ha raccontato stanotte la sua verità, che ben presto sarà avvalorata o smentita dai filmati delle telecamere presenti in zona oltre che dai testimoni. L’uomo, nel corso della dua confessione, ha detto di essere stato accerchiato e picchiato da quattro persone uscite in strada con lui dopo la lite al bar. Dice anche che una di queste gli avrebbe puntato la pistola alla tempia. Aggiunge di aver cercato di sottrarsi al gelo della canna della pistola premuta sulla sua fronte e che in quei concitati momenti l’arma sarebbe caduta. 

A quel punto lui avrebbe raccolta. <Ho chiuso gli occhi e ho sparato> ha detto. Anche nel 1980, assicura il suo legale, ha ucciso per difendersi. L’avvocato sottolinea anche che da allora Maio non ha commesso alcun reato e racconta di una tranquilla esistenza da pensionato condotta nel rispetto della legge. Il pensionato, dopo aver ammazzato i due Lamberti, è tornato nella sua casa al civico 2 di via Due dicembre al Cep. Lì, che non era ancora mezzanotte, lo hanno trovato gli agenti della squadra mobile. È ora piantonato all’ospedale San Martino.

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