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martedì 15 luglio 2014

Concordia, i preparativi a Voltri e Genova

Il porto di Genova si prepara ad accogliere la Concordia , mentre procedono le operazioni di rigalleggiamento del gigante che si è schiantato sugli scogli del Giglio nel gennaio del 2012. «Noi siamo pronti», ha ripetuto nei giorni che hanno preceduto la decisione del governo di affidare l’operazione a Genova il presidente all’autorità portuale Luigi Merlo.

E facendo un giro nel porto per vedere dove verrà sistemato il relitto nelle tre fasi che porteranno alla sua completa demolizione si intuisce che mancano solo pochi dettagli. La prima fase, quella dell’alleggerimento della struttura con la rimozione di arredi e di altro materiale asportabile, avverrà quando il relitto sarà ormeggiato lungo la diga foranea di fronte al Voltri Terminal Europa.

Sarà “avvolto” da panne per la tutela ambientale ancorate al fondo e fra la diga foranea e il relitto saranno sistemati distanziatori di 13 metri a ulteriore protezione del gigante ferito. Due chiatte faranno la spola col materiale rimosso per consentire alla linea di galleggiamento di alzarsi di circa tre metri.

L’operazione, racconta Merlo, durerà 4-5 mesi quando la Concordia sarà pronta per essere trasferita nella zona delle riparazioni navali per la seconda fase, nella quale verrà “affettata” per eliminare progressivamente i ponti, una operazione che dovrebbe durare 7-8 mesi per consentire poi al “guscio” rimanente di essere trasferito alla zona dove verrà smantellato definitivamente. In tutto ci vorranno 20-22 mesi.

«Questa è una operazione industriale vera e propria e fa da prototipo. La storia delle demolizioni in Italia arriva fino agli anni ‘60 poi è arrivata la competizione degli asiatici e della Turchia. Con la Concordia, Genova può diventare battistrada per le demolizioni secondo le norme internazionali per il rispetto ambientale e della sicurezza», spiega Merlo ricordando che del 2009 la Convenzione internazionale di Hong Kong per il riciclaggio della navi sicuro e compatibile con l’ambiente.

«Purtroppo», finora solo 5 paesi inclusa l’Italia l’hanno sottoscritta, ma, sottolinea Merlo, nel 2020 dovrebbe essere adottata a livello mondiale. «Fra le demolizioni fatte a mano su una spiaggia in Bangladesh e una operazione industriale avanzata di questo tipo c’è una grande differenza, certo anche di costi, ma le condizioni non sono assolutamente paragonabili», sottolinea Merlo secondo il quale l’obiettivo del porto di Genova è di «difendere» la sua natura multifunzionale.

«Le aziende sono qui, c’è esperienza e know how, non ci si inventa nulla», spiega Merlo secondo il quale anche la popolazione di Prà e Voltri che si affacciano sulla diga foranea, l’hanno presa bene. «Si rendono conto di che cosa significhi tutto questo per la città».

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