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venerdì 30 maggio 2014

Costa Concordia a Voltri

La decisione ufficiale verrà presa a metà giugno nella conferenza dei servizi, ma Costa Crociere ha scelto il porto di Genova per demolire la Concordia. Si confermano così le indiscrezioni di queste ultime settimane che indicavano proprio il progetto del capoluogo ligure come quello preferito per lo smantellamento del relitto della nave affondata davanti all’Isola del Giglio nel gennaio del 2012.
La soluzione genovese, preferita a quella turca, è frutto di un accordo fra la compagnia armatoriale e il pool di imprese Mariotti-San Giorgio-Saipem, sotto la regia dell’autorità portuale.
Tutto è pronto per l’annuncio - scriveva Affari & Finanza nell’edizione del 12 maggio _  e Genova, che ha già predisposto il suo piano in ogni dettaglio, confida legittimamente che Costa Crociere indichi la città in cui ha sede (oltre che un migliaio di dipendenti) come la prescelta per lo smaltimento della Concordia. 
La scelta italiana utilizza il classico traino a opera dei rimorchiatori. Genova, secondo il progetto visionato da Repubblica, sarebbe raggiunta in tre giorni di navigazione, visto che la nave, una volta riportata in galleggiamento, verrebbe trainata da grandi rimorchiatori (con cavi d’acciaio lunghi fino a un chilometro) alla velocità di due miglia e mezzo. Una volta entrata nelle acque portuali genovesi, la Costa Concordia verrebbe condotta dai piloti del porto fino all’accosto della diga di Voltri
L'operazione genovese, infatti, prevede un doppio passaggio portuale, il primo appunto nel nuovo scalo di Voltri e il secondo nel porto storico di Sampierdarena. Fondamentale il primo passaggio, che serve a liberare la nave di tutto quello che non potrà essere smaltito come "ferro". L’operazione, dal punto di vista tecnico, si chiama "stripping" e già rende bene l’idea, visto che vuol dire togliere tutto quanto è ancora dentro la nave come arredamento, impiantistica e strumentazioni. 
In questo caso, il soggetto maggiormente coinvolto nell’operazione sarebbe uno dei nomi-simbolo del porto di Genova, la Compagnia Unica dei camalli che si prenderebbe cura della Concordia, liberandola dai suoi componenti ormai inutilizzabili e portandoli verso lo smaltimento.
Lo "stripping" ha un altro fondamentale valore, quello di alleggerire il peso della nave, consentendole quindi di sollevarsi di qualche metro dall’acqua. Esattamente quello che serve alla "Concordia" prima di iniziare la sua seconda e conclusiva fase, quella della demolizione vera e propria. La nave sarebbe infatti condotta alla banchina "ex superbacino", nell’area industriale delle riparazioni navali del porto di Sampierdarena, predispostaper l’operazione dopo un ulteriore intervento di dragaggio del fondale. Qui verrebbe presa in cura dal pool che si è già costituito per la demolizione ed è formato dalla Saipem del gruppo Eni e da due cantieri, Mariotti e San Giorgio del Porto, (che fanno capo a un’unica holding "Gin" attiva anche nello scalo di Marsiglia).
Saranno loro a governare l’operazione, avendo cura anche di coprire con un adeguato capannone la nave da demolire. Il progetto messo a punto dai cantieri genovesi, realtà leader nel Mediterraneo con una grande tradizione di riparazione e allestimento navale, può sfruttare gli spazi del porto di Genova, i bacini di carenaggio e i piazzali delle riparazioni navali, ma soprattutto un indotto di professionalità e competenze notevoli.
Valore dell’operazione, si diceva all’inizio, cento milioni di euro, ultima cifra che è comunque ancora possibile limare al ribasso dal pool genovese. La decisione dovrebbe essere ufficializzata nei prossimi giorni.

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